«Cedete lo passo! Io sono Cavaliere» intima Brancaleone.
«Cedete lo passo tu! Io anco sono cavaliere» replica Teofilatto dei Leonzi.
Per onor di cronaca un paio di settimane fa un noto quotidiano titolava Il fantasma di Brancaleone nella giostra della crisi con chiaro riferimento alla politica del governo: più precisamente il lungo articolo compariva in prima pagina sulla Repubblica del 24 febbraio, un sabato; per poi dilungarsi a pagina 13 per mano di Filippo Ceccarelli. La cosa mi ha folgorato, uno perché avevo visto per la prima volta il film da pochi giorni, due perché non compro quasi mai Repubblica e quel giorno vi ho trovato ciò che cercavo: un attaco per il mio post.
Da qui scopriamo che il film è entrato a pieno titolo oltre che nell’immaginario collettivo di un paese anche nel duro linguaggio della politica, rimbalzando da una tribuna all’altra, da quando nel ‘95, L’informazione, quotidiano oggi ormai defunto, scrisse in prima pagina «A Prodi il vessillo dell’Armata Brancaleone». Secondo il gioco delle parti a Prodi va quindi la parte del condottiero senza arte né parte, poi ci sono i predicatori, i cavalieri, le bande. E il signor Ceccarelli all’indomani della crisi ne ha per tutti.
Una lettura in chiave politica svilisce però il film, lo snatura e toglie il molto di buono che esso ha da offrirci. Cambiando scenario, forse L’armata è un cult anche per (L), accanto a Bud e Terence. Forse è davvero stato girato a Crotone. Non ne ho ancora la certezza assoluta ma so che qualcuno che conosce bene quella terra potrebbe giurarlo.
Innanzitutto qualche premessa storica. Film del 1966 che si aggiudica proprio in quell’anno il premio miglior regia a Cannes. Presentato con ben quattro stellette dal Mereghetti, uno che i film li sega via per la maggiore, può entrare nell’olimpo dei film che hanno fatto grande il nostro cinema. Regia di Mario Monicelli con, primo fra tutti, Vittorio Gassman (Brancaleone da Norcia), che ruba gran parte della scena ai suoi e con Carlo Pisacane (Abacuc), Catherine Spaak (Matelda), Gian Maria Volonté (Teofilatto dei Leonzi) Folco Lulli (Pecoro) ..e altri che non vi sto a dire. Alto esempio di commedia all’italiana. La lingua usata, scelta anticonvenzionale e assai coraggiosa, un po’ sghemba un po’ sghimbescia, assomiglia a un intruglio maccheronico post latino viterbese, poco floozie direi. Le musiche di Carlo Rustichelli, con quello straordinario coro d’apertura - « Branca-Branca-Branca! Leon-Leon Leon!», con fischio e colpo di tamburo finale, scandiscono le tappe del viaggio. Il film si rifà alla tradizione picaresca che va da Pulci a Cervantes, e nella trama c’è tutto quello che il nostro immaginario potrebbe pescare dal Medioevo: castelli, fossati, epidemie, saraceni, ciarlatani, mendicanti, scalzacani, predicatori, vergini, monasteri, cavalli e cavalieri. Il Medioevo, non so se alto o basso, qui è al trancorio: per intendersi, il film non è un colossal hollywoodiano, è un capolavoro della comicità italiana. I nostri sono antieroi, autentico concentrato di debolezze umane e civili direbbe qualcuno, vanagloriosi e scapestrati, ma non cinici né rozzi, ma leali e generosi, aggiungerei io. Alla fine ci si sente uno di loro, eroi sfigati, e si vorrebbe fare parte di quell’armata allegra e sgangherata, sempre unita, anche di fronte alla morte di un amico che si rassicura durante il trapasso. C’è molto di più della semplice e improvvisa risata in questo film. Il tema è quello del viaggio sanza meta. Si cammina molto, prima da una parte e poi dall’altra. Nonostante il periglio, le prove, i bottini sempre sperati e mai avuti, traspare la leggerezza con cui si vuole affrontare la vita, e l’importanza che si vuol dare ai propri compagni di viaggio. Un inno all’amicizia. Antieroi molto più vicini a noi di quanto possano esserlo quelli di San Remo, eroi fortunati di stagione.
Da qui scopriamo che il film è entrato a pieno titolo oltre che nell’immaginario collettivo di un paese anche nel duro linguaggio della politica, rimbalzando da una tribuna all’altra, da quando nel ‘95, L’informazione, quotidiano oggi ormai defunto, scrisse in prima pagina «A Prodi il vessillo dell’Armata Brancaleone». Secondo il gioco delle parti a Prodi va quindi la parte del condottiero senza arte né parte, poi ci sono i predicatori, i cavalieri, le bande. E il signor Ceccarelli all’indomani della crisi ne ha per tutti.
Una lettura in chiave politica svilisce però il film, lo snatura e toglie il molto di buono che esso ha da offrirci. Cambiando scenario, forse L’armata è un cult anche per (L), accanto a Bud e Terence. Forse è davvero stato girato a Crotone. Non ne ho ancora la certezza assoluta ma so che qualcuno che conosce bene quella terra potrebbe giurarlo.
Innanzitutto qualche premessa storica. Film del 1966 che si aggiudica proprio in quell’anno il premio miglior regia a Cannes. Presentato con ben quattro stellette dal Mereghetti, uno che i film li sega via per la maggiore, può entrare nell’olimpo dei film che hanno fatto grande il nostro cinema. Regia di Mario Monicelli con, primo fra tutti, Vittorio Gassman (Brancaleone da Norcia), che ruba gran parte della scena ai suoi e con Carlo Pisacane (Abacuc), Catherine Spaak (Matelda), Gian Maria Volonté (Teofilatto dei Leonzi) Folco Lulli (Pecoro) ..e altri che non vi sto a dire. Alto esempio di commedia all’italiana. La lingua usata, scelta anticonvenzionale e assai coraggiosa, un po’ sghemba un po’ sghimbescia, assomiglia a un intruglio maccheronico post latino viterbese, poco floozie direi. Le musiche di Carlo Rustichelli, con quello straordinario coro d’apertura - « Branca-Branca-Branca! Leon-Leon Leon!», con fischio e colpo di tamburo finale, scandiscono le tappe del viaggio. Il film si rifà alla tradizione picaresca che va da Pulci a Cervantes, e nella trama c’è tutto quello che il nostro immaginario potrebbe pescare dal Medioevo: castelli, fossati, epidemie, saraceni, ciarlatani, mendicanti, scalzacani, predicatori, vergini, monasteri, cavalli e cavalieri. Il Medioevo, non so se alto o basso, qui è al trancorio: per intendersi, il film non è un colossal hollywoodiano, è un capolavoro della comicità italiana. I nostri sono antieroi, autentico concentrato di debolezze umane e civili direbbe qualcuno, vanagloriosi e scapestrati, ma non cinici né rozzi, ma leali e generosi, aggiungerei io. Alla fine ci si sente uno di loro, eroi sfigati, e si vorrebbe fare parte di quell’armata allegra e sgangherata, sempre unita, anche di fronte alla morte di un amico che si rassicura durante il trapasso. C’è molto di più della semplice e improvvisa risata in questo film. Il tema è quello del viaggio sanza meta. Si cammina molto, prima da una parte e poi dall’altra. Nonostante il periglio, le prove, i bottini sempre sperati e mai avuti, traspare la leggerezza con cui si vuole affrontare la vita, e l’importanza che si vuol dare ai propri compagni di viaggio. Un inno all’amicizia. Antieroi molto più vicini a noi di quanto possano esserlo quelli di San Remo, eroi fortunati di stagione.
(Ladani)
19 commenti:
Con gran piacere Floozie, il vostro blog preferito, pubblica un pezzo di una delle sue più attive commentatrici, ladani. Mi-ti-ca!
Grande Post. Dani complimenti.
E grande film. Del rsto Monicelli è un maestro.
PS: posso assicurare, anzi giurare, che nella mia infanzia - ed anche oltre - ho fatto spesso il bagno sulla spiaggia antistante "Aurocastro", che si trova a Isola Capo Rizzuto, frazione Le Castella (KR).
la dani ministro delle pari opportunità subito! ...eventualmente quando ci sarà il governo floozie!
... e cito: "se una donna la ti si offre, periglioso e' assecondarla, ella di poi si vendica!"
e ricordo ancora: 17 gol in 24 partite. e il conseguente canto della folla : "Branca-Branca-Branca!" "Leon-Leon-Leon!"
il medioevo di Brancaleone è come il giorno d'oggi,solo che noi abbiamo l'elettricità e meno vergini (di nagiva).
se non l'ho visto io sarà al massimo carino..scherzo ladani!!gran post davvero, mitico esordio.
ehi!L'armata brancaleone!Branca!Branca!Branca!Leon!Leon!Leon!Pim!Pum!AHAHAHAHAHAH io l'ho visto alemno mille volte e so tutte le battute a memoria, adesso ce lo rivediamo assieme, non starò zitto un momento, riderò a squarciagola e anticiperò rumorosamente tutte le scene salienti del film, anche se una coppia di giovinastri lì davanti continua adisturbarmi con dei fastidiosi "sssssssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!" Ke volere dire qvesto "ssssssssssssssssshhhhhhhhhhhhhh!!!" ???Io non kapire..
branca!
menta
Ciao Tatiusk!! è proprio una bella recensione, il film non l'ho ancora visto ma a parte gli innumerevoli pregi di cui hai parlato, se c'è Volontè...DEVO guardarlo al più presto!
Intanto buona festa alle ragazze del blog (che sono tutte belle, simpa fez, intelligenti ecc.ecc.ium)
au revoir!
complimenentoni davvero, grazie a te questo blog eleva il suo già alto livello stilistico di un paio di gradi almeno! Ma attenzione a non far alzare troppo il livello etico-morale, o si dovrà cambiare il sottotitolo!
Il 70 per cento delle donne italiane è contraria/indifferente alla festa ella donna (fonte: vanity fair).
Il 100 per cento degli uomini la trova decisamente pizzosa (nessuna fonte, ma evidenza empirica schiacciante e oggettiva).
Certo che se un uomo si affida ancora alle riviste femminili per capire le donne, è proprio un pimpinèl...a noi piace stare al centro dell'attenzione ed ogni scusa è buona. Semmai ciò che non gradiamo sono le mimose ma van benissimo rose, gerbere, tulipani...
a buon intenditor (ciapa lé).
p.s. Approfitto di questo momento di gloria per fare gli auguri a tutte le mie amiche, che sono delle vere Tonne, e io le adoro (cheese).
..o gnari, troppo buoni!troppo!!
e cmq anch'io faccio auguri gratis alle mie amiche: alla pulzella ila, alla pupa gio, alla dea ce, alla squinzia claudia alla zia..ps: a me piacciono gli anemoni!
dici a me?!
a me invece nn piacciono i fiori ma vorrei fare la fiorista.
La Sig.ra Laury83 è pregata di presentarsi al più presto al colloquio psicologico con uno specialista dell'eserito italiano. Grazie.
...già tutto.
Posta un commento